Professor Fabrizio Manzo, Cintura Nera 4° Grau
Ho iniziato la pratica nelle Arti Marziali all’età di 13 anni frequentando uno stile di autodifesa, desunto da vari stili di combattimento, chiamato Shindo.
All’epoca, era il 1985, l’unico stile di Ju-Jitsu di cui si sentiva parlare in Italia era il Metodo Bianchidi cui il mio Maestro era un istruttore cintura marrone. Iniziai così coi rudimenti della lotta a terra e delle proiezioni, ricordo con affetto che diversi nomi delle tecniche erano in dialetto genovese, citta di provenienza del Maestro Bianchi).
Poi nel 1993, scoppiò la rivoluzione e il mondo delle arti marziali non fu più lo stesso: dagli states arrivavano le notizie di una famiglia di brasiliani che, sfidando l’intero universo marziale in una lotta chiamata Vale Tudo, successivamente Ultimate Fightig Campionship, batteva avversari di ogni taglia e provenienza con un gioco molto semplice quanto micidiale: controllo dalla distanza lunga tirando calcetti di disturbo, fulmineo taglio della distanza attaccando alle gambe e proiettando l’avversario, e dominio assoluto nella lotta a terra finalizzando l’avversario col leve o strangolamenti dopo averlo detronizzato a suon di pugni dalla posizione di monta.
La famiglia si chiama Gracie e i suoi più illustri rappresentanti erano due fratelli: Rickson riconosciuto universalmente come il più forte lottatore in assoluto, epico il suo scontro contro il gigante Rei Zulu, e Royce che affrontava i suoi sbigottiti avversari indossando il suo intonso Kimono bianco.
Non esisteva internet e l’unico mezzo d’informazione era una rivista mensile a cui eravamo abbonati che si chiamava Black Belt Magazine, esiste ancora e ovviamente è on-line, e che arrivava puntualmente con un mese di ritardo. Mi ricordo che aspettavamo in febbricitante attesa che il postino consegnasse il prezioso tesoro prima di cercare notizie su quelli che indiscutibilmente erano ormai diventati i nostri eroi.
La curiosità era così forte che facemmo una colletta per ordinare la prima serie di videocassette VHS intitolata “Gracie in action” dove Rorion, fratello maggiore di Rickson e Royce nonché inventore dell’UFC , illustrava le tecniche micidiali per sconfiggere ogni avversario e noi, iniziammo così a praticare, o meglio a provare a praticare, quello che fu soprannominato Brasilian Jiu-Jitsu. (BJJ).
Finalmente e nel 1996, dopo tante videocassette tecniche e tanti UFCvisti mediamente tre mesi dopo l’evento stesso sempre in VHS, ad Augsburg in Germania, organizzarono una gara di BJJ. Ovviamente senza esitare partimmo alla volta della Baviera e dopo 7 ore di viaggio io e Tiziano, un mio carissimo amico di allenamento lottammo a quello che io sappia essere il primo torneo di BJJ in Europa. Non c’era nessun regolamento noto, fummo solo divisi per categorie di peso decise il giorno stesso. Furono adottate le poule del Judo coi ripescaggi. Infatti io persi il primo macth e fui ripescato e vincendo i successivi 2 ai punti, non so quali ricordo solo che rimasi sopra i miei avversari tutto il tempo, qualificandomi così terzo. Ad arbitrare c’era niente di meno che Remco Pardoel, protagonista nell’UFC 2 e avversario in semifinale di Royce Gracie. Al di la del risultato che sicuramente mi fece piacere quello che vidi mi lasciò sbalordito: il livello di tedeschi, olandesi, francesi e svizzeri era notevolmente più alto del mio e mi dissi che anch’io volevo migliorare per essere più pronto e forte alla prossima competizione. Iniziai così a frequentare l’Accademia dei fratelli Franco e Demetrio Vacirca a Zurigo, era la più vicina a casa mia. Poi, nel luglio 1997 feci il mio primo viaggio in Brasile dove partecipai al secondo campionato del mondo di JJ presso il glorioso Tennis Clube de Tijuca. Mi allenai le 2 settimane precedenti nell’Accademia Behring di Botafogo a Rio dove ricevetti dalle mani di Sylvio Behring la cintura blu. Persi al primo turno e, ancora una volta quello che vidi mi lasciò esterefatto: centinaia di ragazzi e ragazze che si allenavano a tutte le ore in locali più simili a garage che a palestre, con una tale passione che tutto il resto passava inosservato. Tornai sicuro di una cosa: che io da quel giorno volevo praticare solo JJ, e così feci. Mollai tutto, il mio maestro, il mio corso e anche i mie compagni di allenamento che non persero tempo ad infamarmi. Persi tutti gli allievi ad eccezione di Luca, che mi affianca ancora oggi, e Davide che solo dopo molti anni ha abbandonato perché trasferitosi all’estero per lavoro. Nacque così, nell’aprile 1998, la Lynx Academy. Ho continuato ad andare due volte al mese a Zurigo durante i Weekend e a competere tutte le volte che potevo; purtroppo le uniche gare in Europa erano in Francia o in Germania così nel 1998 organizzai per la prima volta in Italia, una gara di BJJ e la chiamai International Italian Open che ebbe luogo fino al 2005 essendo di fatto il precursore di molte gare che si svolgono oggi in Italia.
Sono passati 20 anni, tanti allenamenti, tanto sudore e sacrifici, tanti infortuni, ma ancora oggi quando faccio il nodo alla cintura e salgo sul Tatami ho ben chiaro, oltre ogni ragionevole dubbio, che continuerò a ricercare quello che mi ha spinto fin dall’inizio su questa via ad intraprendere questo viaggio.
Il mio auspicio, come persona, praticante ed insegnante è di riuscire a trasmettere questo sentimento ai miei allievi.
Breeze (Fabrizio Manzo fuori dal tatami)